[QUEST] Gemme dell'Odio

Le domande per l'ex vicario non tardarono ad arrivare. Si sarebbe aspettato di vedere Darius scattare e pretendere risposte, dopotutto era quello che aveva fatto fin dal primo istante in cui avevano deciso di stringere quella flebile alleanza, invece il guerriero si era dimostrato preoccupato si della situazione da cui erano appena usciti, ma anche delle sorti del suo superiore scomparso.
L'arciere, Shervarash, d'altro canto si era fatto avanti senza troppi timori, ponendo domande alle quali Jericho evitò di rispondere, lasciando così a Dienyah quell'incombenza.
Lo stregone sorrise, avrebbe voluto avvicinarsi al mago e mettergli amichevolmente una mano sulla spalla, ma non poteva certo dirsi in buoni rapporti con lui. Era stato perdonato al Tempio, ma il mondo faticava ancora a trovare la forza di non guardarlo con sospetto. Inoltre sapeva che Jericho era mosso da motivazioni ben precise. Bramava il sapere, e se era giunto fino a quel punto non c'erano dubbi che non avesse smesso di indagare sul potere delle Pietre Chiave.
Poteva fidarsi di lui e concedergli il potere delle Pietre Chiave? No, non ancora. Era forte, ma non era solo la forza fisica o magica a contare in quel frangente; se non fosse stato abbastanza attento da non lasciarsi soggiogare da quel potere e cedere alle sue lusinghe allora sarebbe finito per esserne succube invece che padrone.
Ci sarebbe stato un tempo in cui il giovane aldarese avrebbe appreso il vero potere di quelle gemme, ma non sarebbe stato ora; non in presenza di altre persone.
- Vi ho parlato di un gruppo di valorosi guerrieri che mi hanno strappato dal giogo di Baal. - disse rivolgendosi a Shervarash e Darius. - Jericho è stato uno di loro, per questo posso dire che "ci conosciamo", anche se il termine "amici" potrebbe essere un po'forzato. -
Purtroppo a causa della sua condizione non avrebbe mai potuto avere degli amici, non nel senso tradizionale del termine. Il suo aspetto e i suoi poteri lo rendevano una persona incompatibile con il mondo in cui viveva, dunque non aveva altra possibilità se non quella di muoversi nelle ombre, agire di nascosto cercando di non farsi scoprire.
C'era stata una sola persona che lo aveva capito, una persona che aveva sacrificato la sua vita per lui. Una donna che non avrebbe mai dimenticato.
Le altre domande di Shervarash lo riportarono alla realtà, allontanando lo spettro del ricordo che minacciava di fargli molto più male degli attacchi che aveva ricevuto dai Tidyah fino a quel momento.
- Non posso negare di essere felice di ricevere dell'aiuto, ma questo è un fardello che solo io devo portare. Sono stato io a trovare il Tempio di Baal e permettere al Dio degli Inganni di trasformarmi in quello che sono, dunque è una mia responsabilità. -
Jericho come al solito era invece molto diretto e razionale. Voleva sapere se c'era un modo di prevenire la nascita di altri vicari, o trovare un modo per contattarsi a vicenda in modo da poter tenere sotto controllo la situazione.
Sarebbe stato tutto molto più semplice se anche loro avessero potuto accedere ai poteri racchiusi in quelle gemme, ma se non fossero stati abbastanza forti da poterli controllare? No, non lo avrebbe permesso. Nessun'altro sarebbe dovuto perire per colpa di quelle pietre. Da quando avevano cominciato a spargersi per tutta Shal'aira non avevano portato altro che rancore, odio e distruzione.
"Gemme dell'Odio" si disse, serio. "Un nome davvero azzeccato."
- Non avreste modo di saperlo. - ammise Dienyah riguardo alla prima domanda di Jericho. - Purtroppo solamente io riuscirei a percepire il loro legame con Baal abbastanza in fretta da poter fare qualcosa, tuttavia... -
Avrebbe proseguito spiegando che non era possibile per le persone comuni entrare in contatto con il Dio degli Inganni senza entrare in contatto con una Gemma abbastanza potente da poter fungere da collegamento. Al momento pietre di quel tipo erano custodite nel Tempio di Baal, sorvegliato da Talisa e Kahir. Inoltre se fossero state rubate Dienyah lo avrebbe percepito.
Avreste appreso tutto questo direttamente dalla bocca dello stregone, che non avrebbe nascosto un certo disagio nel dirvi che di fatto era quasi impossibile capire quando sarebbe potuto nascere un nuovo vicario.
Vi avrebbe inoltre rassicurato riguardo al fatto che le pietre che custodiva erano "scariche" e dunque non utilizzabili per creare un collegamento, a meno di non disporre di una quantità di chakra talmente massiccia da renderle nuovamente attive. Sarebbe stato pertanto impossibile creare un nuovo vicario in quelle condizioni.
Eppure Tidyah lo era diventato a tutti gli effetti. No, era incompleto. Se fosse stato davvero come Dienyah l'esito di quello scontro sarebbe stato decisamente a favore del neo-vicario.
- Se dovessero apparire altri esseri simili a Tidyah cercherò di occuparmene personalmente. Se doveste incontrarli prima voi non cercate di fare gli eroi e scappate, anche se siete convinti di poterli battere; potrebbero essere più vicini a Baal di quanto sospettate. - vi avrebbe guardato in modo sufficientemente serio da farvi capire che non lo diceva perché si riteneva superiore a voi, ma perché di fatto ci teneva alla vostra incolumità.
Eravate sopravvissuti ad uno scontro con un vicario "incompleto", sareste davvero riusciti a sopravvivere da soli ad uno scontro simile in altre situazioni?
- Quello che potete fare per aiutarmi è cercare di intercettare i carichi in viaggio, distruggere le pietre ed evitare che si diffondano in giro per Kalendor. Non vi chiedo di fare questo prima di ogni altra cosa, ma di farlo nei limiti delle vostre possibilità. Non rischiate la vita, né mettete in pericolo le vostre famiglie o i vostri cari. -
Infine vi avrebbe detto che c'era un modo per mantenersi in contatto, seppur fosse scomodo e non molto sicuro. Ormai Talisa e Kahir si erano trasferiti al Tempio di Baal per sorvegliarlo assieme a Dienyah, tuttavia capitava che si recassero ancora alla loro casa all'oasi. Se aveste dovuto comunicare in qualche modo con l'ex vicario di certo spedire una lettera a quell'indirizzo sarebbe stato il modo più veloce, seppur non sicuro.
Si sarebbe messo poi lui in contatto con voi, se fosse stato necessario.

Vi sareste così congedati. Forse c'erano ancora un sacco di domande che richiedevano risposta, ma Dienyah stesso vi avrebbe detto che non era quello il tempo e il luogo adatto per tali rivelazioni. Vi sareste incontrati nuovamente, ne era certo, poiché aveva riconosciuto il vostro valore e determinazione, come aveva visto nei valorosi che lo avevano strappato dalle grinfie di Baal.
La strada per casa era lunga, per tutti voi.

Alle volte le voci erano più pericolose di qualsiasi brigante armato. L'allarme generato dalle notizie riportate da Jericho al Bazar di Ishir e alla bancarella di Jahin si disperse a macchia d'olio non solo nei mercati shal'airani, ma anche alle carovane e ai mercati d'oltremare. L'interesse per quelle gemme apparentemente portentose si spense così velocemente come s'era generato.
Shervarash si era dimostrato, come anche lo studioso aldarense, propenso a dare una mano nei limiti delle sue possibilità. D'altro avviso era invece stato Darius, che sembrava non aver ancora capito la gravità della situazione. Dopo tutto gli abitanti delle isole sapevano essere tanto forti quanto chiusi nelle loro idee.
Dienyah non dubitava che avrebbe rivisto quei volti, forse molto prima di quanto avrebbe voluto.

- Bentornato Al'hai Dhin. - lo accolse gioiosa Talisa vedendo rientrare lo stregone all'Oasi.
Ormai Dienyah considerava quel luogo come la sua casa. Il tempio non era lontano, e da quando i guerrieri lo avevano strappato dall'influsso di Baal era restio a farci ritorno. Continuava a visitarlo regolarmente e controllare assieme a Khair e Talisa che le pietre chiave rimanessero al loro posto. La loro esatta ubicazione era nota solo a loro tre, e anche nel malaugurato caso in cui qualche avventuriero riuscisse a metterci le mani sopra Dienyah avrebbe immediatamente percepito la loro scomparsa dal tempio. Ormai era diventato troppo sensibile a quelle gemme.
Sorrise alla ragazza sentendosi chiamare con quel nome che aveva abbandonato da tempo.
- Lo so che ti da fastidio. - lo anticipò lei. - Ma non puoi continuare a nasconderti dietro alla maschera di Dienyah per sempre. -
- Il mio fardello è grande Talisa, e mi sono lasciato alle spalle il mio vecchio io da troppo tempo. - rispose lo stregone. - Forse oggi sono riuscito a ritardare il peggio, ma la tempesta è ancora visibile all'orizzonte. -
Anche Khair si avvicinò, vedendo i due parlare alle porte dell'Oasi.
- Pensi che Baal cercherà di creare un nuovo vicario? Non dovrebbe essere impossibile fintanto che le pietre chiave sono in nostra custodia? -
Lo stregone scosse il capo e con quel gesto parte dei lunghi capelli bianchi gli scivolarono sul volto celando la sua espressione.
- Le pietre sono solo un mezzo di controllo, e temo che fino a quando gli uomini avranno dei desideri il Dio degli Inganni non esiterà a sfruttarli per ottenere sempre più potere. -
- E' successo qualcosa a Dalereuth? - chiese allarmata la ragazza.
- No. Il problema è cosa non è successo... -
Lentamente Dienyah si avviò verso la casa solitaria nell'Oasi, seguito da Talisa e Khair, perplessi e preoccupati dalle sue parole.

La stanza era quasi completamente buia, eccezione fatta per la luce che filtrava dalle imposte ormai consumate dal tempo e dalle intemperie. La bufera di neve che infuriava all'esterno non permetteva all'abitante di quell'angusto luogo di uscire, ma anche se avesse avuto quel malsano pensiero difficilmente sarebbe andato lontano. Tra quelle montagne, a quella quota era impossibile pensare di sopravvivere all'esterno senza un equipaggiamento adatto o una preparazione adeguata.
Inoltre quella stanza, quel gelido loculo era la sua prigione. Rinchiuso per aver osato sfidare ogni precetto, per aver dichiarato e dimostrato che non c'era una sola verità a quel mondo e che lui era riuscito ad aprire un varco e parlare con gli Dei.
L'uomo vestito di stracci si strinse le gambe al petto e cercò di trattenere un brivido. La mano destra corse al ciondolo che ancora aveva al collo: una piccola pietra bianca, che sembrava brillare di una luce propria.
Quando strinse il palmo sulla gemma questa emise un lieve bagliore violaceo e i tremori dell'uomo si calmarono. La sensazione di freddo svanì e una voce familiare gli riempì la mente.
"Io so quello che desideri veramente..."