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.Un nuovo lavoro
Cosa c'è Rufio? Ebbe solo il tempo di chiedere Asker mentre si addentravano sempre più nel centro di Nimthor. Adesso il rumoreggiare sospetto oltre il fitto della vegetazione lo sentiva anche lui, ma era il suo fido compagno animale ad avere sentore del pericolo in arrivo. Il capo dell'ippogrifo scattava da una direzione all'altra mentre emetteva versi allarmati, facendo intendere che v'erano presenze un pò tutti intorno a loro. Altro che rovine disabitate, sembrava esserci un'intera legione. Va bene che la trappola doveva prepararli a presenza ostili, ma non si sarebbe mai aspettato tutta quella folla.
Di lì a poco si palesarono tre individui che sembravano essere i guardiani di quel posto. Difatti, proprio come farebbe un qualsiasi guardiano, intimarono il gruppo a tornare indietro, facendo appello agli accordi presi con l'Impero riguardo all'intera zona.
Asker fu sollevato. Decisamente meglio quello che attacchi alle spalle, imboscate o qualche altra trappola rampicante. Si trovò a chiedersi come mai a loro quattro non fosse stato riservato lo stesso trattamento spietato a cui i due soldati che li avevano preceduti erano stati sottoposti, ma osservando la diplomazia con cui la donna con la pantera li stava trattando e tenendo conto della presenza tutt'intorno di forze ostili pronti a balzare loro addosso giunse a una semplice conclusione.
La trappola era semplicemente un primo deterrente. Colpa dei soldati se erano stati troppo incauti di finirci direttamente dentro, mentre escludeva che i tre avessero deliberatamente ucciso quegli uomini senza concedere la stessa opportunità di tornarsene indietro senza colpo ferire. Certo, c'era la possibilità che quegli uomini avessero reagito in maniera violenta, tuttavia l'uomo che avevano salvato non aveva fatto cenno ad altri pericoli o nemici, quindi lo escludeva.
Dando per scontato la loro disponibilità a parlare, Asker trattenne inizialmente il fiato sperando che Lanya non se ne uscisse con una delle sue esplosioni incaute del tipo "noi siamo l'impero e facciamo quel che vogliamo" ma tirò un sospiro di sollievo poco dopo, notando come la bionda avesse deciso di restare cautamente in silenzio.
Tenendo conto anche dei precedenti di Haseo, colse l'opportunità per farsi avanti e parlare per primo. Forse era l'unico in grado di trattare con quelli là senza indispettirli. Infilò la spada nella fondina e sollevò le mani, facendo un paio di passi avanti per portarsi al fianco di Rùfio e poggiare una mano sul suo collo. L'ippogrifo era praticamente terrorizzato, avvertiva l'ostilità nelle fiere che lo circondavano tuttavia non doveva farsi sopraffare dal panico. Aveva bisogno che il suo amico ricordasse ogni aspetto dell'addestramento che avevano fatto insieme, in fondo si erano tanto preparati proprio per evenienze come quelle.
Se posso permettermi... Esordì mantenendo un atteggiamento cauto e guardando brevemente il capitano per ottenere un cenno favorevole e il permesso di parlare. In fondo, la donna si era rivolta al capitano non a lui, doveva usare un certo rispetto. Mi chiamo Asker Breda e sono arcadiano anche io, da parte di padre.
Giocare sulle affinità e sui punti in comune, gli studi in giurisprudenza a cui la madre lo aveva avviato erano serviti a qualcosa dopo tutto. Non è nostra intenzione addentrarci nel vostro saltuario, anzi questo insperato incontro potrebbe essere proprio quello di cui avevamo bisogno.
Con la mano poggiata sul proprio animale lo accarezzo dolcemente al che Rùfio riuscì a tranquilizzarsi un minimo, sebbene continuasse di tanto in tanto a fissare il rettilofelino ringhiante. Shh, shh... tranquillo gli fece Asker tentando con quell'approccio di dimostrare il profondo legame affettivo e il rispetto che nutriva verso il proprio animale.
Io non faccio parte dell'Impero né di qualsiasi altra milizia, sono un neofita del Bianco Ordine dei Protettori di Gea e ho fatto giuramento di proteggere queste terre e i suoi abitanti. Ci siamo dovuti spingere fin qui proprio per questo. Temo che sia stato commesso un crimine increscioso, una delle prescelte della nostra dea Gea è stata attaccata alle spalle e sua figlia rapita. E' il benessere della bambina che ci ha spinti fino a questa parte sacra della foresta, ma ora che abbiamo trovato i suoi guardiani possiamo affidarci ai vostri occhi. Possiamo chiedervi se avete avuto sentore della presenza di qualche persona sospetta o della bambina stessa? Saremo felici di seguire qualsiasi indicazione utile possiate darci e di togliere il disturbo immediatamente.
Concluse, facendo un breve inchino come per rimettersi completamente alla benevolenza dei guardiani. Sapeva che c'era la possibilità che fossero loro stessi i responsabili del rapimento, ma circondati com'erano non conveniva accusarli di alcunche. Male che andava, avrebbero tirato fuori qualche balla, tuttavia alternative ancora non ve n'erano. Di lì non sarebbero potuti passare comunque.Asker Breda
Descrizione Fisica: L'uomo è alto intorno al metro e ottanta, fisico robusto e asciutto, scolpito e agile. Il volto dalla carnagione chiara è incorniciato da capelli corvini tenuti lunghi fino al collo, sempre tenuti con particolare cura e sistemate con una particolare cera per avere sempre l'aspetto desiderato. Tiene un filo di barba sul mento che si chiude in un pizzetto curato. Sul volto possiede due cicatrici maggiorni, una sul sopracciglio destro e l'altra sul setto nasale, rinvenute in seguito a due incidenti distinti nei lunghi allenamenti di scherma. Per l'occasione l'armatura leggera che indossava era decorata da nastri di tessuto violaceo per contradistinguerlo quale supervisore dell'ordine del festival.
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.LegendaParlato
Pensato
Narrato
Telepatia Vaelynor
Telepatica HaseoHaseo KatoScheda. -
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.Un nuovo lavoro
La situazione precipitò vertiginosamente e Asker non si rese nemmeno conto del perché. Sapeva solo che i due suoi giovani compagni avevano detto qualcosa che aveva offeso i guardiani e in men che non si dica si trovavano in pericolo di vita. Inizialmente Asker non si azzardò a muovere un muscolo se non posare la solita mano sul collo di Rùfio che gracchiava ripetutamente guardandosi attorno atterrito per via dell'incombente pericolo della belva alla loro sinistra. Sapeva che l'istinto dell'animale gli urlava di scappare via lontano ma per il momento il cavaliere aveva bisogno che lui rimanesse calmo e vicino a lui. Scappare non era una soluzione, non ancora perlomeno. Erano circondati in un territorio probabilmente disseminato di trappole mortali, per ora doveva mantenere sangue freddo e capire quale sarebbe stata la prossima mossa.
Udì le parole della mora ma non riuscì ancora a focalizzare per via dell'alito fetido di quella dannata bestiaccia sul collo. Insomma, era chiaro che il medico fosse stato incauto a fare domande simili, se non altro perché il loro pensiero avrebbe dovuto essere uno e uno solo: trovare la bambina. La ccuriosità di quel che c'era lì dentro non doveva manco sfiorare la loro mente, ma capiva che per uno studioso avere la possibilità di varcare la soglia di un posto tanto tetro quanto affascinante doveva aver fatto venire l'acquolina in bocca.
No, non era nemmeno quello l'errore commesso. Lui si era impegnato tanto nell'usare i guanti di seta nel rivolgersi a quelle entità, rendendosi conto pienamente del pericolo che correvano anche solo nel tentare di aprocciarsi a loro. Per quanto lo riguardava, i guardiani avrebbero potuto ucciderli da un momento all'altro, basandosi sulla fine che avevano fatto i due poveri soldati. Avanzare richieste o fare domande impudenti non era la migliore delle idee, a maggior ragione che l'unica cosa che contava in quel momento era l'incolumità della bambina. E se anche fossero quei tipi lì i responsabili della sua sparizione, i quattro non avrebbero potuto farci proprio niente. O tornavano lì con un esercito o dovevano alzare i tacchi e abbandonare la bambina al suo destino. Ma avrebbe l'impero rischiato un intero plotone per l'incolumità di una bambina arcadiana? Asker si rattristò al pensiero, ma era sempre stato anche un realista. Se non c'era più niente da fare per la piccola, dietro front e tutti a casa.
Ma a questo punto non sapeva nemmeno se era possibile tirarsi indietro da quella situazione. I guardiani avevano detto chiaro e tondo che la bambina loro non l'avevano vista e anzi, si erano persino offesi del fatto che i quattro avessero "anche solo pensato" che loro potessero far del male ad una creatura indifesa. Asker trattenne un sorriso ironico a quelle affermazioni. Certo la donna poteva fregiarsi di tutte le buone intenzioni, ma intanto un uomo era stato trucidato a sangue freddo e l'altro era vivo per miracolo e per di più loro sembravano più che intenziati a lasciarsi dietro altri quattro cadaveri, e per cosa poi? Parole scelte con poca cura? Tanto candidi non dovevano essere i loro animi.
Questa volta, dato che era la propria vita quella in gioco, si risparmiò di cercare di capire le ragioni di un gesto tanto estremo. L'operato di quei guardiani gli sembrò solamente avventato e un pò ipocrita, ma non c'era tempo per mettersi a fare i processi alle intenzioni. Quando la terra tremò e sembrò imminente l'assalto dei guardiani, Asker non potè fare a meno di estrarre la spada e voltarsi verso Haseo. Emise poi un verso d'intesa verso Rùfio facendogli poi cenno di posizionarsi a difendere Jericho. La bestia ubbidì sebbene fosse visibilmente agitata e si posizionò tra Jericho e la bestia ringhiante.
Capitano, formazione difensiva, copra i fianchi scoperti! Disse chiaro e secco Asker, prendendosi la libertà di dare ordini dato che Lanya non aveva fatto altro che tremare e rimanere in silenzio. Non che Asker non avesse paura, era umano anche lui che diamine. Tuttavia sentiva sulle proprie spalle la responsabilità della vita degli altri due, era fatto così. E poi si rifiutava di credere che degli arcadiani uccidessero degli innocenti così spensieratamente. Per non parlare del fatto che lasciarsi ammazzare senza nemmeno provare a combattere era da vigliacchi senza spina dorsale.
Quando fu sicuro delle posizioni, sollevò la mano disarmata, guardandosi attorno nervosamente e cercando di prendere la parola. Un momento, UN MOMENTO! La cosa non mi torna! Cominciò a dire cercando di capire se aveva il tempo di dire almeno qualcosa prima che gli finissero addosso. Cercò di essere stringato e diretto, dato che aveva pochissimo tempo.
Qual è la nostra colpa? Essere diversi da voi perché abbiamo sete di scoprire ciò che non conosciamo? Non aver capito la sacralità di questo posto? Certo, veniamo da realtà diverse dalla vostra e certo, esistono al mondo persone irrispettose e meschine. E so che l'impero ha fama di fare proprio questo, schiacciare l'individualità e le tradizioni a favore di una violenta globalizzazione. E guardò Lanya, come ad invitarla a venire a compromessi con quella opinione. In fondo era quello ciò che faceva l'impero ed era quello il motivo dell'esistenza di zone franche. Lei doveva assumersi la responsabilità di aver voluto violare consapevolmente quel limite giusto e trascinarli fino lì senza informarli, ma di questo ne avrebbe parlato dopo. Ora era importante che le parole e le espressioni di Asker la spingessero ad abbassare la cresta e utilizzare diplomazia. E parlare, che cazzo. Il silensio non avrebbe aiutato nessuno.
So anche che i miei colleghi possono essere stati irrispettosi. Ed effettivamente si sarebbe voltato anche verso Jericho e Haseo, cercando di trasmettere con lo sguardo la prudenza che da quel momento avrebbero dovuto usare. Fece anche un gesto con la mano, tendendola verso di loro come per dire "state buoni adesso, vedo cosa si può fare".
Ma schiacciare chiunque non condivida il vostro punto di vista, seppur per semplice ignoranza, non vi rende difatti migliori dell'impero che tanto aborrite! L'ultima parte fu urlata con foga e convinzione, mentre la spada veniva sollevata a protezione del corpo e si preparava a fronteggiare quello che sembrava essere un assalto gratuito e a sangue freddo. In fondo, supponeva che gli abitanti di arcadia non fossero così spietati e violenti prima dell'arrivo dell'impero. Il suo intento era farli rendere conto di quel che erano diventati, assassini a sangue freddo che si appellavano sulla crudeltà dell'impero per distribuire una giustizia sommaria e miope.
E guadagnare tempo. Il dialogo avrebbe potuto appianare le incomprensioni. Passare per i meschini della situazione avrebbe sicuramente fatto rodere l'arcadiana, che parlava come se fosse l'unica detentrice di giustizia al mondo.Asker Breda
Descrizione Fisica: L'uomo è alto intorno al metro e ottanta, fisico robusto e asciutto, scolpito e agile. Il volto dalla carnagione chiara è incorniciato da capelli corvini tenuti lunghi fino al collo, sempre tenuti con particolare cura e sistemate con una particolare cera per avere sempre l'aspetto desiderato. Tiene un filo di barba sul mento che si chiude in un pizzetto curato. Sul volto possiede due cicatrici maggiorni, una sul sopracciglio destro e l'altra sul setto nasale, rinvenute in seguito a due incidenti distinti nei lunghi allenamenti di scherma. Per l'occasione l'armatura leggera che indossava era decorata da nastri di tessuto violaceo per contradistinguerlo quale supervisore dell'ordine del festival.
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Se avevano intenzione di ucciderli, perché giustificarsi in quel modo, asserendo di non aver ucciso i soldati e di non avere abitudine di uccidere a prescindere? Perché raccontare la storia degli studiosi lasciati andare che poi sono venuti meno alla loro parola?
Queste erano le due domande che assillavano Asker, che dopo aver visto i Guardiani calmarsi di colpo e scegliere la strada del dialogo sentì di essere stato avventato ad accusarli di crudeltà. Probabilmente loro intrusi non guardavano la situazione dal punto di vista degli arcadiani. D'un tratto gli sembrò ragionevole il loro operato e comprendeva che per loro non era una situazione facile, certo questo se tutto ciò che avevano detto era la verità.
Ma non aveva più motivo per dubitare di loro, se fossero stati semplicemente intenzionati ad ucciderli a prescindere dalle loro parole, non avrebbero perso tempo in chiacchere, specie l'uomo sul bestione inferocito. Sembrò invece che quelli effettivamente dalla parte del torto fossero Asker e la combriccola, che avrebbero dovuto pensarci due volte prima di intrufolarsi in quelle zone proibite.
Non sapeva se il Capitano avesse commesso una semplice ingenuità o se li avesse condotti lì consapevolmente, disprezzando ciò che i Guardiani avevano concordato con i suoi stessi superiori. Nel primo caso, non gli sarebbe parso il caso di infierire, in fondo tutti possono commettere delle leggerezze. Nel secondo caso però, si sarebbe completamente dissociato dal suo operato dato che aveva agito all'insaputa dei suoi uomini portandoli di fronte ad un rischio senza averli prima avvisati. Un conto era farlo con i suoi sottoposti che appunto avevano già pagato con la vita, un conto era farlo con estranei che tra l'altro si erano fidati del suo giudizio incondizionatamente.
La verità era ancora da stabilire, ma potè cominciare a farsi un'idea sentendo le parole che Lanya rivolse agli arcadiani. Era sul punto di intervenire quando l'arcieria si rivolse direttamente a lui, obiettando su quanto Asker aveva detto in precedenza. Un punto di vista talmente radicale non ammetteva margine di ragionevolezza ma stavolta, dato che i toni erano diversi, il Cavaliere concesse alla guardiana il beneficio del dubbio. E infatti, alla fine dei giochi, quella evidenziò che l'ignoranza dei tre non poteva proteggerli visto che il loro capitano invece sapeva bene dell'esistenza di quei limiti e nonostante ciò li aveva fatti infrangere deliberatamente a tutti loro.
Io invece credo alle parole dei Guardiani. Sentenziò Asker quando vi fu possibilità di parola, riferendosi alle ultime accuse mosse da Lanya nei confronti degli arcadiani, riguardo all'uccisione dei suoi uomini mediante la manipolazione naturale. Credo anche che la decisione di non lasciarci andare sia legittima. Su di loro grava la responsabilità di questa foresta e dato che questa zona gli è stata riconosciuta legalmente dall'impero, la loro autorità va rispettata e il loro giudizio insindacabile.
Guardò la bionda, esitando per qualche momento. Cominciava davvero ad incolpare Lanya per la sua stupidità. Adesso capiva perché inizialmente la bionda non aveva proferito parola e lui come uno stupido si era tutto infiammato dando addosso ai guardiani senza capire di essere in realtà in torto. Sapeva di non conoscere completamente i motivi che avevano spinto la imperiale a quella imprudenza mettendo a rischio tutte le loro vite, e i suoi precedenti certo non facevano pensare ad una scelta responsabile, bensì all'ennesimo colpo di testa. Tuttavia dimostrarsi divisi di fronte a quei tre avrebbe semplicemente aggravato la loro posizione. Per di più, non voleva far la figura di quello che per convenienza si dissociava dal capro espiatorio solo per salvare la pelle.
Tuttavia doveva rendere chiara la propria posizione in quel frangente. Temo io stesso di essere stato avventato con le mie parole, mi prendo la responsabilità in quanto membro dell'Ordine Bianco di non essermi previamente informato degli accordi vigenti, sebbene posso tranquillamente additare alla mia recente immatricolazione il motivo di questa mancanza. Posso solo rimettermi alla vostra clemenza, dato che siete giuria incontestabile in questa situazione e confido abbiate il giusto giudizio per comprendere la natura delle intenzioni di coloro che avete davanti.
Il suo gergo e la sua opinione era fortemente influenzata dagli studi giuridici. In fondo, di fronte ad un giudice non ci si poteva permettere di inveire o muovere accuse, ma semplicemente esporre la propria linea di difesa e accettare in maniera sottomessa la decisione inappellabile della giuria.
Guardò poi i suoi compagni, essendo stato il primo a parlare, cercando di trasmettere loro quale secondo lui doveva essere l'atteggiamento comune. Confido anche che i miei colleghi condividono il mio rispetto verso la vostra posizione e sapranno dimostrare la bontà del loro operato.
E avrebbe ignorato la capitana, alla fine. Il buon senso di assumersi la propria responsabilità doveva trovarlo da sola, in caso contrario erano fottuti comunque. Per colpa sua, tra l'altro.
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Asker poteva dirsi soddisfatto della piena presa di responsabilità di Lanya. A suo avviso, era quello il comportamento che un vero capitano doveva tenere. E soprattutto ammirò il fatto che avesse pensato all'incolumità di collaboratori finiti in una situazione di pericolo per suo errore di giudizio, sacrificandosi al loro posto (sebbene a quanto pare non corresse reale pericolo lei stessa)
Ascoltò in silenzio l'evolversi della conversazione, per poi riporre la spada nel fodero e fare un cenno a Rùfio di tranquilizzarsi. L'ippogrifo gracchiò la sua approvazione, avvicinandosi al proprio padrone mantenendo uno sguardo guardingo verso la belva poco distante e il suo cavaliere. Alla fine tutto si era sistemato, anche se ora che il trambusto iniziale si era totalmente risolto in un nonnulla, Asker cominciò a provare profonda frustrazione per il tempo che era stato perso inutilmente.
Forse tutti continuavano a perdere il vero nocciolo della questione: la bambina non era ancora stata ritrovata. Udì la proposta di Lanya e non potè dirsi più disaccordo. Tornare al campo, cercare questo fantomatico superiore (ammesso si trovasse nei paraggi) avvisarlo della situazione... Ma davvero nessuno capiva l'importanza del tempismo in quella situazione? Il rapitore aveva avuto ormai il tempo di allontanarsi a miglia di distanza e far perdere le proprie tracce, sempre che non abbia già riservato un destino ben più crudele alla povera piccina.
Quando i guardiani accettarono lo scambio era combattuto. Capiva che Lanya stava affidando la propria sorte sulle mani di quei tre sconosciuti e li aveva appena liberati da una situazione veramente spinosa. Mostrarsi contrario a quella proposta o obiettare su quanto il Capitano aveva detto loro di fare avrebbe riaperto un discorso finalmente chiuso con probabile indispettimento dei Guardiani. A quanto pare non c'era via di uscita, quindi annuì dopo una pausa di qualche secondo, rispondendo alla bionda. Nyoko Olwitch. Intesi, avviseremo prontamente chi di dovere.
E fu praticamente pronto ad accomiatarsi.
In seguito, tornando per la strada dalla quale erano venuti e ritrovandosi al maledetto bivio, avrebbe valutato la possibilità di rimandare il rapporto agli imperiali per imboccare quella seconda strada, nutrendo una flebile speranza di poter ancora recuperare tracce della bambina, a suo avviso molto più importante di quelle dannate questioni diplomatiche interne. A Lanya non sarebbe stato torto un capello se avesse dovuto aspettare qualche ora in più.
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