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.NECROPOLIS
Ciclo di Trama: Il signore dei draghi
Quest I
Non appare nella bacheca ufficiale ma perviene privatamente a chi di voi conosce il mittente.CITAZIONEAmico/a mio/a. Dopo settimane di attente riflessioni e ulteriori ricerche sono giunto alla conclusione che esiste un unico modo per trovare risposta alle domande che mi assillano. Dovrò recarmi alla perduta necropoli di Vaygr, qualsiasi origine abbia avuto quella creatura è sicuramente legata a quel posto. Non mi aspetto che tu lasci la tua terra e la tua casa per assistermi in questo viaggio, ma conosco lo spirito di avventura che infiamma il tuo cuore e so che come me desideri fare tutto ciò che è in tuo potere per rendere la tua terra un posto più sicuro.
Qualora volessi unirti a me, ci vediamo a Bentus, nella locanda del "Martin Pescatore" il giorno dopo il prossimo plenilunio.
Brann Rosenthal
Chi di voi arriva per la prima volta a Benthus saprà apprezzarne l'atmosfera di libertà ed emancipazione che vi si respira. Sebbene situato nell'isola maggiore di Vaygr, Niethlung, che ha ceduto lo spirito guerriero e rude dei Vaygr ai benefici del commercio aperto con l'impero e il continente, Benthus riesce a trasmettere la propria aria di fierezza e coraggio come brezza marina che bagna il viso quando si guardano le grigie e maestose onde del mare del Nord infrangersi sui frangiflutti.
Le genti in città sono un eterogeneo miscuglio del popolo del nord e del più vario assortimento di avventurieri che hanno trovato a Benthus un luogo dove coltivare le proprie aspirazioni di libertà o dove essere di passaggio in cerca di buone opportunità di guadagno. I marinai al porto puliscono le reti ora che il sole si attarda dietro le montagne, lasciando lievemente il posto alla foschia pre-crepuscolo. Le strade cominciano a sgombrarsi mentre coloro che la percorrono perdono il camminare frenetico delle attività giornaliere per attardarsi in passeggiate distensive o per riempire le locande per passare del tempo a bere in compagnia.
In una di queste locande, nominata "Martin Pescatore" dall'insegna in rovere spugnoso e vecchio raffigurante il tipico uccello marittimo dalla pittura blu sbiadita, Brann vi aveva dato appuntamento per discutere dei recenti sviluppi che avevano avuto le sue ricerche. Quando, ormai molte settimane prima, vi aveva offerto asilo nella propria baita su a Vaygrjord, vi aveva espresso le sue perplessità circa le capacità rigenerative del drago, molto simili a quelle possedute da egli stesso. Sebbene non avesse voluto gettare poi tanta luce sul proprio passato, era chiaro che l'evento che aveva causato la risurrezione del drago non aveva niente di naturale ma anzi lo avevano preoccupato alquanto. La presenza impellente dell'impero in tutta quella faccenda poi rendeva le cose ancora più fosche e il veterano cacciatore non poteva semplicemente lasciar correre.
Era lì, lo avreste scorto al bancone dopo aver mosso i primi passi all'interno della locanda. Al suo interno un gruppo eterogeneo di guerrieri, marinai e nordici dalla folta barba era intenta a consumare alcool e discutere animatamente. Il sole non era ancora tramontato ma la locanda era già ben gremita. Brann reggeva un boccale di legno levigato, seduto al bancone su di uno sgabello fissava qualcuno imprecisato dalla folla. Distrattamente comunque. Forse si domandava se sareste venuti all'appuntamento. Il giorno prefissato era giunto e lui attendeva, sperando che la propria perseveranza fosse ricompensata.
Ah, al fianco di Brann c'era un altro omaccione, pelato e marchiato da innumerevoli tatuaggi. Lui sì che non passava inosservato in quel luogo.
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.CITAZIONE
SCADENZA LIMITE POST GIOVEDI' 15 OTTOBRE ORE 23:59
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Edited by Silver Element - 13/10/2015, 18:30. -
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Era raro che dove andasse non trovasse problemi. Sia chiaro, non che fosse il tipo di persona che se li cercava, fosse per lui tutte le cose sarebbero andate lisce come l’olio di balena. Il problema era quel suo aspetto cavernicolo da uomo delle nevi ed effettivamente questo era un appellativo più che lecito ed azzeccato visto che aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita rintanato tra i pendii nevosi di Vaygr a vivere di quel minimo che un territorio inospitale poteva offrire. Non c’era modo di nascondersi o di mimetizzarsi. Era troppo massiccio ed imponente, bruto ed aggressivo per passare inosservato tra le folle. Attirava inevitabilmente gli sguardi stupiti e disgustati di chiunque, persino quando girava nelle sue terre dove infondo non era l’unico essere con quell’aspetto tipico da barbaro scontroso, anche se ultimamente, con la presenza dell’Impero, certi usi e costumi più antiquati e tradizionali stavano venendo lentamente ma inesorabilmente repressi. E forse era proprio per questo motivo che aveva avuto non pochi problemi quando aveva fatto dopo molti anni il suo primo passo a Benthus. Da come se la ricordava era un’isola dove soli pochi eletti, i più valorosi, i più impavidi ed i più audaci potevano aver accesso, mentre ora era una roccaforte imperiale dove gentaglia come mercanti potevano scorazzare e vendere le proprie merci. Per lo meno aveva sentito mormorare che la roba che proponevano era davvero fuori dal comune e di grande valore, ma ciò non compensava il fatto per cui così facendo l’Impero aveva compiuto un vero e proprio atto sacrilego permettendo a gente che con la guerra e con l’onore nel brandire le armi non aveva nulla a che fare di disturbare la dimora di chi si era guadagnato tutto con fatica, sudore e sangue sul campo di battaglia, portando sempre in alto il vessillo dei Vaygr.
Era comunque riuscito nel suo intento di riportare alla vedova di un suo vecchio compagno d’armi lo scudo simbolo del suo sacrifico in battaglia. Tuttavia sapeva bene che la donna non avrebbe potuto coprirlo e nasconderlo a lungo, per questo l’indomani mattina si era recato in una vecchia locanda dove sapeva bene che nessuno gli avrebbe detto nulla e dove sapeva che avrebbe incontrato altri gretti e rozzi barbari come lui. Sarebbe stata una buona occasione per riallacciare i rapporti con qualcuno, sperando che potesse ancora trovare un amico visto che quei pochi che aveva erano quasi tutti periti in quell’ultimo tragico assalto che tutti noi conosciamo e che aveva lasciato un solco infinitamente profondo nel suo orgoglio da guerriero.
Che mi venga un colpo! Brutto pezzo di merda sei ancora tutto intero allora!?
Esordì con voce grossa, profonda e stupefatta mentre con la mano tirava una pacca a quel Brann che credeva morto nelle fauci di chissà quale bestia, una pacca che avrebbe potuto smuovere le fondamenta di un edificio ma non le spalle possenti di un uomo cresciuto combattendo contro belve mastodontiche e divenuto celebre come uno dei cacciatori più esperti di tutta Vaygr. Insomma, aveva trovato qualcuno di sua conoscenza prima del previsto, qualcuno per cui nutriva grande rispetto e stima dato che per più di una volta avevano incrociato le loro lame mettendo in palio le carcasse delle enormi bestie che solevano cacciare, a volte insieme ed a volte separatamente. Eh sì, gli amici per Ukon erano più compagni di “giochi”, compagni di mazzate, che gente a cui chiedere favori o raccontare stronzate. Questo era il vero spirito Vaygr, il vero spirito di guerrieri freddi e forgiati da mille battaglie. Si sedette sulla sedia accanto a lui, facendone scricchiolare le gambe, mentre il cacciatore gli porgeva subito una birra, perché sì, i due non erano solamente cresciuti dandosele di santa ragione ne avevano fatto solamente qualche battuta di caccia insieme, ma più che altro erano due insaziabili compagni di bevute.
Ed onestamente Ukon era più contento per aver trovato qualcuno con cui poter menare seriamente le mani dopo un lungo periodo di auto isolamento che qualcuno a cui raccontare come aveva vissuto negli ultimi tempi e cosa aveva intenzione di fare. Infondo non era un gran chiacchierone, anche se adesso se la rideva a squarciagola, contorcendo e grugnendo la faccia con quel suo tono roco e tonante talmente basso da riecheggiare in tutta la locanda più come un lamento di bestia che come una sincera risata. Brann comunque non se la passava male e nonostante la presenza dell’Impero aveva continuato a fare ciò che faceva prima del loro arrivo, senza essersi rintanato chissà dove serbando rancore per la bruciante disfatta subita come invece aveva fatto il monumentale pelato. Insomma, a Brann non interessava chi formalmente era al governo, lui faceva comunque tutto ciò che lo aveva da sempre appassionato e in ogni caso Ukon sapeva bene che qualora avesse dovuto per forza di cose schierarsi da una parte, non avrebbe esitato a supportare un vecchio compagno Vaygr. Che poi effettivamente erano ben pochi i Vaygr che avevano provato ad integrarsi nell’Impero. In ogni caso questa volta a necessitare supporto era Brann stesso: gli occhi di Ukon si fecero più seri ed accigliati che mai mentre le pupille si dilatavano e si illuminavano all’udire l’impresa passata dall’amico e quella che si prospettava. Una storia che aveva acceso la fiamma vichinga nel suo cuore di ghiaccio, perché infondo cosa poteva esserci di più epico e pericoloso se non affrontare la creatura leggendaria per eccellenza?
Hai la mia ascia!
Non vi nego che ci era voluto un po per convincerlo circa l'esistenza del drago, era un pò scettico all'inzio. Ma una cosa lo lasciava ancor più perplesso, ossia sul perché avesse chiesto aiuto e fatto affidamento su gente sconosciuta proveniente dalle più disparate parti di kalendor quando invece avrebbe tranquillamente potuto raccattare dei guerrieri di Vaygr, gli unici che l’energumeno tatuato reputava degni e preparati per affrontare un mostro del genere. Tanto più che quando fece comparsa l’affiliata che teoricamente avrebbe dovuto affiancarli, fece un grugnito di stizza ed ignorando completamente le sue parole si rivolse a Brann in tono piuttosto scocciato.
Quale aiuto potrebbe darci questa qui!?
Secco e lapidario. Insomma l’accoglienza non era delle migliori, ma infondo per un tipo chiuso e rude come lui non c’era che aspettarselo.
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.NECROPOLIS
Ciclo di Trama: Il signore dei draghi
Quest I
Brann rispose con altrettanto vigore al saluto di Ukon, alzandosi dallo sgabello per l'occasione mettendoci poco a ristabilirsi da quella passiva attesa.
Ti piacerebbe eh figlio di un cane! E gli mollò uno spintone amichevole per poi stringergli vigorosamente la mano e invitandolo a sedere. Ci misero poco a immergersi nel passato, chiaccherando animatamente facendo in due un casino che avrebbe fatto invidia a tutta la confusione restante messa insieme. Risa e urla interrotte solo dai generosi di birra in grosse pinte però si assopirono lentamente mentre Brann raccontava all'altro le sue ultime vicissitudini e ciò che più lo crucciava in quel momento.
Grato di poter contare sull'aiuto di un caro quanto valoroso amico, non potè che rispondergli dandogli una pacca sul braccio. Sono in debito. A buon rendere amico.
E stava per inaugurare la nuova compagnia con l'ennesimo giro di birra quando fu interrotto dall'arrivo di una sua recente conoscenza.
Sapevo che potevo contare su di te. Tra tutti gli altri eri l'unica certezza. Lieto di rivederti, Yves. L'accolse calorosamente alzandosi e cedendole il posto. Non dimentichiamo che la lettere di Brann assomigliava sotto qualche aspetto ad una richiesta di aiuto, quindi è più che comprensibile la sua reazione alla vista della nuova arrivata.
Prese posto lì a fianco, ottenendo che Yves adesso si trovava in mezzo ai due omaccioni nordici. Di certo uno spettacolo singolare, specie perché la donna alla semplice vista sembrava in grado di tener testa ad entrambi.
Brann ascoltò il commento di Ukon ed in effetti avrebbe voluto rispondere, ma conosceva Yves quanto bastava per sapere che di lì a poco ci avrebbe pensato la ragazza ad apostrofarlo. Alla fine comunque avrebbe infilato, tentando di mitigare la situazione. Il mondo è davvero piccolo alle volte. Voi due vi conoscete dunque, che combinazione curiosa il fato si è divertito a creare. Che voi due fra tutte le persone a questo mondo mi abbiate incontrato in questa locanda non è che un buono augurio. Gli eventi che rapidamente si sono susseguiti nell'ultimo periodo non lasciano presagire nulla di buono per Vaygr all'orizzonte e temo che nemmeno il continente possa sperare in giorni più rosei.
Il tono si rifece serio e cupo. Era chiaro che, al di là delle rise e delle frivolezze, qualcosa gravava sul cuore di Brann.
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.CITAZIONEEDIT: Copiando il format ho perso il post, quindi dovrò riscriverlo. Scusato ho fatto una cazzata -.-
Edited by Silver Element - 17/10/2015, 15:46. -
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Edited by doropuffo - 15/10/2015, 23:17. -
.NECROPOLIS
Ciclo di Trama: Il signore dei draghi
Quest I
Brann aveva risposto alla provocazione di Ukon vers Yves con le sue parole di elogio e la sua calorosa accoglienza verso l'arcadiana, invito non verbale verso il vecchio compagno di molte battaglie a mostrare un certo riguardo, ma non era in vena di prendere le parti di nessuno in quel momento, anche se assisteva divertito alla dimostrazione della bionda di sapersi difendere anche da sola. Le doti difensiva della ragazza non si limitavano al campo di battaglia e Ukon se ne sarebbe presto reso conto.
La sorte volle che in quel momento sopraggiungesse Giancarlo con il suo carattere gioviale e marcatamente nordico e Brann tirò un sospiro di sollievo: conoscendo Ukon la cosa sarebbe altrimenti andata per le lunghe finché qualcuno non si fosse fatto male. Il cacciatore accolse l'amico a braccia aperte, stringendogli la mano con un sorriso sincero.
Giancarlo, amico mio. Adesso sono certo che la mia buona stella mi sorride. Esclamò ancor più sollevato.
Vedo che hai portato con te il mio vecchio amico. Disse poi riferendosi alla pelliccia d'orso che l'altro aveva indosso. Si avvicinò alla testa dell'orso polare, mollandogli un buffo sul muso.
Ehi Ukon! Si voltò verso il pelato indicandogli la pelliccia di Giancarlo. Te lo ricordi questo bastardo? Mi è quasi costato un occhio della testa, ma si è difeso bene. Alla fine ero quasi in pena per lui. Si riferiva alle tre vistose cicatrici che aveva di poco sopra l'occhio sinistro. A te stava per toccare una sorte peggiore se non ci fossi stato io a guardarti le spalle. Ora che ci penso mi devi un grosso favore! Più di uno anzi!
E quello fu un altro "invito" un pò meno velato a fare il bravo. Bastò l'occhiata goliardica lanciata dopo quella frase a mandare l'antifona al tatuato, anche se non sapeva quanto Ukon gli avrebbe dato retta. In genere non lo faceva mai.
Attese comunque che i convenevoli tra i tre si esaurissero per poi rispondere alla domanda di Yves. Non è questo il luogo adatto per spiegarvi la situazione. Ho preparato una barca giù al molo, già pronta a salpare. Se non avete nulla in contrario, io direi di spostarci lì per le chiaccherate. Ovviamente sarete liberi di scegliere se venire con me o meno. Intanto ho già detto all'oste di mandare al porto chiunque chieda di me in questa locanda, nel caso qualcun altro si facesse vivo. Ho scritto quasi a tutti quelli che erano con noi contro il drago...[SULLA BARCA]
L'imbarcazione era un piccolo brigantino con lunghezza massima intorno ai 30 metri, un imbarcazione usata spesso dai marinai nordici nella pesca a strascico di pesci di medie dimensioni. Era una nave agile anche se di portata limitata e a bordo ospitava un piccolo equipaggio di una dozzina di persone che sembravano rispondere ai comandi dello stesso Brann.
Figli dei Vaygr perlopiù. Allergici all'impero neanche fosse peste. Molti orfani dopo la guerra del Nord. Ci assicureranno che l'impero non ci sia alle calcagna in questo viaggio. Spiegò sommariamente mentre attraversavano il ponte. Dalla nave era possibile avere una visuale quasi completa di Benthus: costruita quasi in verticale sulla costa rocciosa, esprimeva tutta la propria natura libera e indipendente. Ora che il sole non colpiva più direttamente il porto ma un pallore arancio rischiarava metà del cielo sfumando nel blu indaco della notte, si notavano le luci delle locande accendersi e in lontananza i vocioni e gli schiamazzi dei marinai e degli avventurieri, tornati dopo una lunga giornata di lavoro estrenuante.
Il cacciatore si soffermò a guardare la città, pensieroso. Le mani poggiate al parapetto dell'imbarcazione, si lasciò trasportare dai propri pensieri per qualche secondo. Yves chiedevi se fosse successo qualcosa dopo l'ultima volta che ci siamo visti. Esordì senza voltarsi.
L'impero si sta muovendo. Mi sono giunte notizie di navi arrivate a Niethlung, piene di imperiali. Fanno rifornimento e ripartono poco dopo, tutte dirette a Nord. Si voltò a guardarli, il viso non nascondeva preoccupazione anche se quella semplice notizia poteva non risultare chiarificatrice per gli altri. Dopo averli guardati a lungo, continuò a dire.
C'è una cosa che dovete sapere di me. Suppongo che qualcosa abbiate intuito quando il drago mi ha addentato, quasi uccidendomi. Guardò l'amico tatuato. Ukon conosce già questa storia. Sono passati quasi 15 anni ormai. Cercò lo sguardo del nordico come si cerca un appiglio durante la scalata di una parete verticale. Non era una storia facile da raccontare, in quel momento realizzò che avere presente un amico di lunga data avrebbe fatto la differenza in quella situazione, come in quel viaggio.
Anni fa ero a Vaygrjord sulle tracce di una viverna dei ghiacci. Una sorta di drago ma molto più piccola, è tutto quello che è rimasto degli Antichi di Kalendor, i draghi che millenni or sono la popolavano. Non mi ha mai spaventato il freddo e il gelo, ma quella volta la mia cocciutaggine mi è risultata fatale. Non avrei mai dovuto affrontare un simile viaggio da solo, tanto per cominciare, ma a fregarmi è stata la foschia e la scarsa visibilità dentro la tormenta. Il tono era calmo e scorrevole, nel frattempo intorno a voi si urlavano ordini, ultimando i preparativi per il viaggio.
Finii dritto dentro al loro nido. Mi assalirono in branco e alla fine non vedevo altro che ali e neve. Ne uccisi una decina ma erano troppe e incazzate. Mi sollevarono in aria e lascia cadere la mia spada. Mi portarono in alto per poi lasciarmi cadere giù da un profondo dirupo. Si fermò per qualche istante.
Non dovrei nemmeno essere qui a raccontare questa storia. Fatto sta che i ricordi di quel che avvenne dopo sono frammentari e sconnessi nella mia mente. Ricordo una stanza scura, pochi ceri a farmi da luce. Dovevo essere cosciente solo in parte perché non ricordo mi sia mosso. Ricordo il tocco delle mani sottili e fredde. Frammenti di parole, discorsi. La fronte era aggrottata e l'andatura confusa in questa parte del racconto, come chi tenta di raccontare un vecchio sogno.
Era evidente che ero uno sbaglio. La mia salvezza era stata un eccezione che non doveva accadere. Poi mi svegliai, coperto da pelli pesanti e abiti caldi, nel mezzo del nulla circondato solo dal bianco della neve. La tempesta era passata e io non sapevo a chi dovevo la mia vita. Si fermò nuovamente, guardandovi cercando nei vostri occhi un segno che lo stavate seguendo.
Ora prendetela come volete.. ma l'unica spiegazione al dono che mi è stato fatto porta il nome di un antica leggenda: la necropoli, la città di Alasdair, il necromante ripudiato dalla sua gente che tentò di sconfiggere la morte. La posizione della città è stata persa per sempre, ma ho paura che ad oggi non sia più così... Vi diede il tempo di digerire questo ultimo passaggio. Non sapeva se tutti voi conoscevate la storia della necropoli, o meglio, si aspettava che Giancarlo e Ukon la conoscessero, è una storia che si raccontava spesso ai bambini di Vaygr, ma Yves poteva esserne all'oscuro quindi si sarebbe preso la briga di spiegargli tutta la storia in quel frangente.SPOILER (clicca per visualizzare)Silver qui Brann spiega i dettagli a Yves, considera che il tuo pg da questo punto in poi conosca la storia.
Temo che l'impero stia giocando con forze più grandi di quanto immagino. Temo che abbiano usato il segreto custodito dalla Necropolis per riportare in vita gli Antichi. Quello che abbiamo visto settimane or sono ne è la prova.
Devo tornare lì, trovare a tutti costi la Necropoli. Qualsiasi cosa stia per succedere, devo fare qualcosa per evitarlo. O almeno devo provarci.
Gli Antichi non sono fatti per vivere in questo mondo. La vita e la morte sono qualcosa con cui non si deve giocare. Concluse guardandovi terribilmente serio. Era chiaro che quella storia serviva a motivarvi, oltre che mettervi a corrente della situazione attuale. Era altrettanto chiaro che a questo punto desiderasse che ognuno di voi lo accompagnasse in quell'avventura, ma non avrebbe mai permesso che lo facciate senza conoscerne i reali pericoli.CITAZIONESCADENZA LIMITE POST DOMENICA' 18 OTTOBRE ORE 23:59
Edited by Ryuk* - 16/10/2015, 15:41. -
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Una risata a squarciagola grassa e tonante si levò in tutta la locanda sentendo la risposta della straniera: non c’era limite ai suoi modi rozzi, nemmeno di fronte ad una donna, una donna che comunque mostrava fegato ed intraprendenza nel parlare con sfacciataggine ad un uomo tanto colossale e robusto, considerato che di solito le fanciulle non gli rivolgevano nemmeno uno sguardo, se non di timore. Doveva ammettere che non era roba da tutte e se la prima volta che si erano incontrati gli aveva parlato con molta più arroganza, adesso comunque sembrava rispettarlo mettendo il suo scudo al suo servizio.
Non credo ne avrò bisogno…
Non aggiunse altro, ma continuò a guardarla con un certo interesse mentre finiva di sorseggiare il suo calice di birra, soprattutto perché Brann la considerava in maniera completamente differente rispetto a lui e del suo amico si fidava ciecamente, ergo probabilmente lei aveva mostrato a lui qualcosa di diverso, una tempra ed abilità che quando si erano incontrati per la prima volta lei non era ancora riuscita a sviluppare e domare. Ciò non toglieva che per adesso la considerasse più un elemento inutile che un qualcuno su cui fare veramente affidamento, ma era disposto a darle un’opportunità visto che Brann aveva fatto lo stesso e poi non si sarebbe di certo sforzato per salvarle il culo qualora qualcosa fosse andato storto. In ogni caso era rallegrato nel vedere che un terzo guerriero di Vaygr si era unito al gruppo, il che lo riportava indietro nel tempo quando soleva andare all’avventura ed a caccia in piccoli gruppi con compagni di sua fiducia.
Bei baffi!
Disse in segno di rispetto alzando il calice ormai vuoto. Il tipo gli assomigliava abbastanza in quanto stazza ed aspetto, sebbene sembrasse molto più mansueto e bizzarro rispetto ad Ukon medesimo. E per uno che giudicava la pericolosità di una persona in base alla circonferenza del suo bicipite non c’era da aspettarselo che lo avesse considerato sin da subito un elemento potenzialmente valido, sebbene dovesse ancora vederlo in azione per avere una conferma definitiva. Non era comunque stupito nel vedere che per lo più i Vaygr avevano preso parte ad una richiesta tanto folle quanto epica. Da lungi non sentiva trepidare nel suo cuore l’ardore di cimentarsi in una missione con scarse possibilità di successo ed alto rischio di morte. Queste cose gli facevano ribollire il sangue dall’eccitazione e tendere i nervi dall’euforia, perché amava dannatamente sorpassare i propri limiti.
E’ vero! Ti devo una gamba per quello e forse qualcosa di più, ma ricordati che se io non avessi fatto da esca probabilmente non saresti riuscito ad abbatterlo. Quindi per quell’occasione posso non considerarmi in debito.
Disse mentre si alzava in piedi scostando gli stracci che gli copriva il quadricipite sinistro per mostrare i segni cicatrizzati ancora ben visibili di quello che era un morso d’orso, un morso talmente grande e ben assestato che avrebbe tranquillamente tranciato la gamba di chiunque ma non di uno che aveva fasci muscolari talmente imponenti, spessi e sviluppati da sembrare veri e propri macigni di ferro. Era comunque orgoglioso delle sue ferite di battaglia perché dimostravano il suo carattere forte ed impavido nello sfidare senza paura e senza riserva mostri tremendi quanto spietati, mostri che la maggior parte delle persone avrebbero rifuggito. Fiero e temerario, Ukon non si tirava mai indietro e si gettava sempre in prima linea a testa bassa nella battaglia, per questo Brann in più di un’occasione aveva dovuto parargli il culo, perché Ukon spesso agiva di istinto, facendo troppo affidamento sulla sua forza bruta, una forza che a volte diventa inutile contro certi esseri. Il suo viso comunque ora era contorto in un’espressione di auto compiacimento ed estremo orgoglio nel mostrare quella truce ferita.
Quella pelliccia la considero un bottino molto prezioso. Spero che le tue armi siano abbastanza affilate da ripagarne il valore.
Era un modo per dirgli che avrebbe dovuto mettere tutto se stesso al servizio di questa causa, del suo amico. Come detto, seppur appartenesse alla sua stessa stirpe guerriera, non lo aveva mai visto combattere sul campo, quindi era normale un minimo di diffidenza, sebbene lo avesse accolto in maniera molto più “calorosa” rispetto l’arcadiana.
[…]
Dunque poteva esserci l’Impero dietro l’apparizione del drago, il che lo fece incazzare non poco. Credeva stessero andando alla caccia di qualcosa di leggendario, una creatura sopravvissuta sin dai tempi antichi, invece qui la storia si complicava così come si complicava il suo volto che si fece più serio ed accigliato all’udire le parole del vecchio amico, perché sì, conosceva quella storia accadutagli 15 lunghi anni orsono così come conosceva perfettamente la leggenda ed il mito legato alla perduta Necropoli di Alasdair. Una storia che spaventava dannatamente, perché sì, quegli avvenimenti erano accaduti per davvero e Brann ne era l’esempio. Brann era cambiato dopo quell’evento. Mise le braccia conserte ed il suo sguardo si fece più cupo che mai, il tono era sommesso.
La Necropoli e l’Impero. Non può uscire nulla di buono dall’unione di queste due cose. La situazione è più preoccupante del previsto.
Non che fosse spaventato, sia chiaro, ma il drago ora come ora sembrava il minore dei problemi. Se l’Impero fosse riuscito a mettere le mani sui segreti di quel folle probabilmente avrebbe potuto dare vita ad un esercito inarrestabile, instancabile e potenzialmente immortale, il che significava che per i Vaygr sarebbe stato impossibile rimpossessarsi delle proprie terre.
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.NECROPOLIS
Ciclo di Trama: Il signore dei draghi
Quest I
Ascoltò i dubbi e le perplessità di Yves, sorridendo amaramente al sentire quelle parole. Potresti soprenderti nello scoprire quante cose reputate da noi impossibili esistono invece a questo mondo. Io stesso reputavo il racconto della Necropolis di Alasdair una sciocca storiella per bambini, eppure sono ancora qui. Non posso chiudere gli occhi davanti a ciò che mi è accaduto. A ciò che sono..
Avrebbe poi ascoltato ciascuno di voi, traendo una certa soddisfazione incupita dalla pesantezza della situazione. Vedo che avete compreso le mie preoccupazioni. Quel che temo di più comunque non è che il segreto di Alasdair venga esteso ai soldati imperiali, quanto che nelle mani sbagliate tale potere possa portare a irrimediabile follia. Quale che fosse tale follia l'aveva già spiegato poco prima, ma nessuno di voi poteva essere certi di quale rischio il mondo corresse realmente in quegli istanti cruciali.
Non so se sarò all'altezza di quanto mi propongo. Forse mi sto dirigendo a Nord solo per trovare la morte per mano di qualche folle assetato di potere qualunque. Ma non credo che qualcun altro si sia reso conto di quel che sta succedendo nè credo che riuscirei a convincere i Vaygr a fare qualcosa in proposito. Fatico io stesso a credere nella mia storia e i nordici sono scettici e bigotti per natura. Inoltre la discrezione è d'obbligo in questo frangente se non si vuole rischiare di finire in catene ancor prima di scoprire alcuna cosa. Ragionava il cacciatore, massaggiandosi la rada barba sul mento.
Il mio proposito è di raggiungere Vaygr e trovare la Necropolis. Se la leggenda è vera in ogni sua parte, esiste una remota possibilità che ci sia ancora un popolo ad abitarla, gli eredi di Alasdair. Solo potrebbero fare qualcosa per fermare l'impero. Ma questo piano contiene fin troppi sè e fin troppi imperiali in giro, per cui sta a voi scegliere se seguirmi fin laggiù o desistere. Non ve ne farò una colpa, vi ringrazio anche solo per avermi dato ascolto. La decisione aspetta a voi. Disse infine voltandosi di nuovo verso il porto, reggendosi con entrambi le mani al parapetto. Intanto l'oscurità era quasi calata del tutto ma le luci della città illuminavano la barca e il molo. Era evidente che nessun altro sarebbe venuto, di lì a poco Brann avrebbe tirato a bordo l'ancora e spiegato le vele, assieme a quelli di voi che avrebbero accettato di seguirlo.
La notte nordica era calata sul mare piatto e nero. Una luna a tre quarti era oscurata di tanto in tanto da qualche nube stanca e pallida e lanciava sull'imbarcazione una flebile nebbiolina candida ad illuminare lievemente la altrimenti più totale oscurità. I marinai era quasi tutti sotto coperta e quei pochi di turno controllavano l'orizzonte e che tutto proseguisse liscio fino a Vaygr.
Le stelle in quella parte di Kalendor sembravano persino di più che in qualsiasi altro cielo notturno, rendendo la notte mai troppo spaventosa o cupa per i marinai. Certo solo quando c'era bel tempo e quella notte il tempo era pressoché perfetto. Brann tirò un sospiro di sollievo mentre si aggirava sul ponte, mani dietro la schiena e capo chino immerso nei pensieri.CITAZIONESCADENZA LIMITE POST MERCOLEDI' 21 OTTOBRE ORE 23:59
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E se avesse commesso un errore di valutazione? Non aveva mai dato più di tanto ascolto alle parole delle persone, ascoltare non gli piaceva, lo reputava un’inutile perdita di tempo. Ascoltava solo quando altre persone gli narravano gesta epiche o quando i cantastorie nelle locande intrattenevano il pubblico con racconti di miti e leggende, tutte cose che voleva emulare e superare, nella speranza che un giorno altre persone potessero narrare le sue gloriose imprese. Ascoltava anche quando doveva raccogliere informazioni riguardo qualcosa, riguardo un luogo o l’ultimo avvistamento di una bestia. Insomma, ascoltava solo quando qualcosa gli interessava davvero, altrimenti preferiva concentrarsi su se stesso. E forse proprio per quella ragione questa volta aveva ascoltato per filo e per segno le parole dell’arcadiana, a prescindere dal fatto che fosse una donna e a prescindere dal suo valore in battaglia. Stava parlando del destino del suo popolo e questo era un argomento più che valido per intrattenere la sua attenzione. Inoltre lei aveva espresso in termini chiari e comprensibili le stesse idee e gli stessi dubbi presenti nella mente di Ukon ma che quest’ultimo non sarebbe mai e poi mai riuscito ad esternare visto il suo lessico fatto per lo più di grugniti e borbottii ferali. Forse iniziava a comprendere che a volte valutare le persone solo ed esclusivamente in base al loro aspetto scontroso o meno poteva essere sciocco e riduttivo. Ma onestamente non saprei dirvi se questa era una nuova concezione che stava piano piano affiorando in lui o se fosse solamente un attimo di sensibilità derivato dall’assistere all’incantevole spettacolo dell’aurora boreale.
Appoggiato e leggermente esposto sulla prua della nave, osservava meravigliato quello spettacolo di luce proveniente dal cielo mentre lo scafo della nave si faceva largo tra gli isolotti di ghiaccio che galleggiavano sull’oscuro mare. Sì, anche un rude guerriero a volte era in grado di provare emozioni, soprattutto se si trattava di una manifestazione della natura che le sue genti consideravano come diretta espressione divina. Da molto non metteva piede a Vaygrjord e onestamente non aveva mai pianificato di tornarci tanto presto, ma questa volta era per una causa più che nobile e solenne. Si chiedeva se sarebbe stato in grado di affrontare un nemico capace di rialzarsi infinite volte mentre l’aurora con la sua pallida luce irradiava i suoi occhi dispersi nel vuoto ed illuminava le cicatrici delle sue antiche ferite. La verità era che qualsiasi cosa lui avesse sfidato, lo avrebbe fatto combattendo senza pietà sino alla morte. Questo era il suo codice di condotta, questa era la sua personalità barbara. Non era lui che doveva temere di vedere il nemico rialzarsi, era il nemico che avrebbe dovuto temere di morire infinite volte per mano di Ukon!
Lui non si sarebbe mai e poi mai tirato indietro, non sarebbe scappato. Avrebbe seguito Brann ovunque perché quella era la parola data. E a riprova della sua integrità morale vi era il fatto che la sua schiena era immacolata, non perché non vi arrivasse abbastanza luce per illuminarvi le ferite ma proprio perché di ferite alla schiena non ne aveva mai subite, segno che aveva combattuto ogni nemico faccia a faccia, sfidandolo apertamente, senza paura, senza ripensamento, senza timore ne pietà. C’era quiete in quel mare, sin troppo, ed era strano visto che di solito le imbarcazioni di medie dimensioni rischiavano di sfracellarsi contro qualche iceberg. Si preannunciava una tempesta apocalittica. E l’Aurora era proprio l’omaggio e l’augurio di buona sorte che gli dei facevano agli impavidi avventurieri.
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